Smettila di rimuginare sui tuoi errori e vai nella direzione giusta

erroriCapita spesso, soprattutto nei momenti di crisi, soprattutto quando le cose non vanno nel verso giusto, soprattutto quando le cose stentano a mettersi a posto, di concentrarsi sui propri errori, presenti, recenti o passati e pensare di aver fallito tutto, di essere degli incapaci e di non essere in grado di combinare nulla di buono e di non poter realizzare nulla di positivo per sé e per la propria vita.

Ci si concentra talmente tanto sui propri errori da farli diventare il “tutto” della propria esistenza e dei propri risultati, tanto da percepire se stessi non come persone (che come tutto e tutti) hanno sperimentato il fallimento (uno o più fallimenti anche), ma come persone che sono quello stesso fallimento che hanno sperimentato. Scommetto che anche tu, a furia di rimuginare sui tuoi errori pensi di essere una fallita e che la tua vita sia tutto un fallimento. Eppure questa non è la realtà. E’ solo la conseguenza di un atteggiamento mentale che non è utile e non è funzionale.

"Dimentica gli errori del passato.Dimentica tutto eccetto ciò che devi fare ora e fallo.W. Durant"

Perché, molto semplicemente, tu non sei i tuoi errori e i tuoi errori nemmeno ti rispecchiano. I tuoi errori non rispecchiano la tua vera natura. I tuoi errori sono semplicemente le conseguenze di modi pensare, comportamenti e azioni che ti sono di certo appartenuti, ma in un momento circoscritto della tua vita, in determinati circostanze e contesti e in determinati stati emotivi, stati d’animo. Insomma, gli errori sono proprio questo: errori, nulla più. Ora spieghiamo.

Faccio un esempio semplice semplice. Credo che tutti sappiamo che una delle regole base della grammatica italiana sia distinguere il termine “a” (lettera dell’alfabeto o preposizione) dal termine “ha” terza persona del verbo avere, presente indicativo. Dico credo, perché con i tempi che corrono… Ma va beh, diamo per scontato che a scuola a tutti noi abbiano inculcato ben bene che scrivere “a” invece di “ha” sia un errore gravissimo e madornale che ci può definire come persona completamente illetterata o persona con le minime basi di istruzione. Eppure, anch’io, che amo esprimermi correttamente e pongo alla cosa molto attenzione, mi accorgo che, magari scrivendo un SMS, rispondendo a un What’sapp o anche rispondendo ai commenti sul blog, ogni tanto cado nell’errore e scrivo “ha”, come “a”, senz’acca. E’ perché gli strumenti non mi aiutano (i famigerati correttori che non correggono), perché ho fretta, perché sono presa dall’entusiasmo di comunicare. Perché non rileggo e non correggo.

Errori, contesti e circostanze

Ora, se qualcuno me lo chiede, so ben spiegare perché scrivere “a” senza l’acca invece di “ha” con l’acca è un errore madornale e ignominoso. Non è che non lo so. E io detesto fare quel genere di errore, non mi piacciono gli errori di grammatica, ci tengo che tutto sia corretto. Il fatto è che per la fretta, gli strumenti e l’entusiasmo io quell’errore lo commetto lo stesso, talvolta. La fretta, gli strumenti e l’entusiasmo sono una giustificazione sufficiente che mi autorizza a ripetere quell’errore? No di certo. E’ sotto la mia responsabilità e nel pieno delle mie possibilità non sbagliare e correggere.

Considerando la fretta e gli strumenti che non aiutano, dato che sono consapevole che la fretta e gli strumenti che non aiutano possono essere ostacoli sulla mia strada verso la “scrittura perfetta”. Le condizioni e il contesto non mi autorizzano a sbagliare. Anzi, nel pieno delle mie responsabilità e delle mie possibilità e adottando un atteggiamento consapevole, nei miei confronti e nei confronti degli altri, so bene che per evitare danni (ed errori) devo fare un respiro, prendermela con calma, rileggere e correggere. Che ci vuole, in fin dei conti? Si tratta, appunto di prendersi le proprie responsabilità, di vivere in modo consapevole le diverse situazioni della vita. (Quest’ultimo è un concetto molto importante, anche se non è il principale, questa volta, ma è molto importante).

Quindi se confondo “a” con “ha” c’è l’errore, l’errore è mio, rientra nella mia responsabilità (in questo caso a maggior ragione, dato che la regola grammaticale la conosco bene), ma io non sono quell’errore. Io non sono sbagliata. Io non sono i miei errori.

"Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa. G.Rodari"

Tu mi dirai: “Cara la mia Ilaria, sai che cosa me ne frega a me dei tuoi “a” e dei tuoi “ha”?! Chiamali pure errori, ma io ho tredici matrimoni falliti alle spalle, sono stata licenziata 26 volte, ho fatto 11 figli tutti con uomini sbagliati, ho perso la casa e ora sto con un uomo che mi picchia e che non riesco a lasciare… Che mi dici, rispetto alla mia situazione?”

Ora, so bene che ci sono delle maratonete dell’errore (anche dei maratoneti eh!) quelli che ripetono errori su errori e magari sempre dello stesso genere, fanno solo leggere variazioni sul tema. So anche che ci sono errori, nella vita, che lasciano strascichi e complicazioni e conseguenze che poi per “sistemare” ci vuole il doppio del tempo o il triplo o il quadruplo di quello che hai impiegato a fare l’errore. Errori le cui conseguenze ti perseguitano peggio che Titti e Silvestro. Cioè peggio di quanto Titti perseguiti Silvestro e Silvestro Titti.

Cioè, infatti, diciamocelo sinceramente: poniamo che a qualcuna sia successo di sposare l’uomo sbagliato. Uno degli errori ben più comune di quanto si pensi. Come ben si sa, a sposarsi non ci vuole nulla, anzi, è la cosa più semplice del mondo, estremamente apprezzata socialmente e con problematiche burocratiche zero. Vogliamo parlare dell’esaltazione emotiva, tra l’altro? Poi, dopo, quando sei nel mezzo del casino, prova un po’ a uscirne: prima ti devi accorgere veramente che hai sbagliato, e devi accettare il fatto; poi devi cominciare a pensare che forse puoi lasciare tuo marito. Forse. Poi devi iniziare a lasciarlo.

Poi ci sono un infinità di fasi e di passaggi, quasi tutti traumatici, in cui nel 99% dei casi non hai il sostegno di nessuno, nemmeno del tuo avvocato, che peraltro è l’unico che ci guadagna davvero nella storia senza perderci nulla. E poi, poi, poi, dopo mille poi, ancora quel matrimonio fallito ti perseguita. Credi che tutto sia finito e invece, ogni giorno c’è una grana che si presenta, un problema con i figli, la cresima del pronipote, un ricordo del cavolo che fa capolino nella tua memoria quando meno te l’aspetti e tu e il tuo errore siete ancora lì faccia a faccia. E nel frattempo tu hai solo attraversato una serie di stati emotivi uno dopo l’altro, tutti di melma però. E magari hai accumulato altri errori.

Te credo che poi una si sente una fallita, te credo che poi una si identifica con i propri errori e pensa di essere lei i suoi propri errori, di essere sbagliata, di essere un errore vivente. Diverso sarebbe se il giorno dopo che ti sei accorta di aver sposato uno stronzo suonasse alla porta un postino bellissimo in smoking e ti dicesse: “Buongiorno Signora sono dell’Ufficio Ufficiale Riparaerrori. Ora siccome ci siamo accorti che lei ha sposato l’uomo sbagliato, sono qui a occuparmi della pratica, di modo che lei non debba avere nessuna conseguenza che la distragga dal suo percorso verso la felicità: lei parta per 6 mesi in un giro di tutte le spiagge tropicali del pianeta, pagato da noi, ovviamente.

Nel frattempo noi ci occupiamo di tutto: quando sarà tornata, lei sarà divorziata, alle condizioni che vuole lei, nessuna tristezza, rimpianto o ricordo lacrimevole, un ottimo lavoro, una casa bellissima, i suoi bimbi più felici di prima, le sue amiche piene di ammirazione per lei, sua mamma che finalmente si è accorta di quanto vale e che non le rompe più le scatole e dieci uomini sceltissimi e con il bollino blu della garanzia tra i quali scegliere, finalmente, l’uomo giusto per lei con il quale iniziare una nuova relazione a prova di intoppo! Intanto io rimango qui con lei, per non lasciarla sola e per prepararle le valigie. Tutto a prova di errori e di dolori.”

Errori, quel che ti è successo e tu: c’è differenza

Sono sicura che con un approccio del genere gli errori verrebbero percepiti come molto, ma molto meno traumatici e che tu, come tutte le altre persone che camminano su questa terra, tenderesti meno, ma molto meno, a identificarti con i tuoi errori, a personalizzarli.

"Gli errori rendono l’uomo amabile. Goethe"

Il fatto è che la realtà è molto più reale di quanto io ho descritto nel mio quadretto ideale e fantasioso. Gli errori si commettono, sono inevitabili, hanno delle conseguenze e talvolta queste conseguenze durano per molto tempo e sono molto pesanti. Il che influisce sul tuo stato d’animo, tanto da farti assumere un atteggiamento mentale del tipo: “sono una fallita, fallirò sempre, non sono capace di nulla e di fare nulla”.

Il problema è che questo atteggiamento di colpevolizzazione e di autodistruzione emotiva non porta a nulla di buono, se non ad altri errori. Cioè, rende più facile che si commettano nuovi errori e spesso dello stesso genere dei precedenti, creando una catena senza fine, che non si interrompe mai.

Come fare allora per soffrire il meno possibile, liberarsi dalle ombre che gli errori passati “insistono” nel voler proiettare sulla tua vita e ricominciare a vivere una vita autentica e vera, facendo tesoro dell’esperienza accumulata attraverso l’errore e nel contempo non facendosene limitare e inibire?

Come si fa a liberarsi degli errori del passato e conquistare quella libertà (anche e soprattutto dagli errori) che poi è la stessa cosa della felicità?

E’ necessario usare la ragione e modificare il proprio atteggiamento mentale, assumendo una consapevolezza molto definita rispetto a quel che è successo, rispetto a quel che ti è successo.

Breve ed essenziale, la guida che ti spiega i passi base e fondamentali per costruire o ricostruire la tua autostima e mantenerla. Per stare bene con te stessa e con l’uomo giusto.
"Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita. S.Tamaro"

E’ vero infatti che c’è una responsabilità personale. Nell’esempio del matrimonio con un uomo sbagliato possiamo dire che sei tu che ti sei sposata, non la tua compagna di banco, certo. Sei tu che ti sei caccaiata nel guaio. Ripensa però a quando è successo: quale era il contesto? Quale le condizioni? Quale il tuo stato d’animo? Quali le informazioni, i dettagli, le idee e i pensieri ai quali avevi dato attenzione? Quali le informazioni, i dettagli, le idee e i pensieri ai quali non avevi dato attenzione? Ripensaci. Ripensa alle condizioni nelle quali hai “commesso quell’errore”, se lo hai commesso, o altri errori dai quali non riesci a distaccarti, per i quali non riesci a perdonarti.

Errori e obiettività

Probabilmente, con uno stato d’animo diverso, con informazioni diverse, con una concentrazione posta su qualcosa di diverso, quegli errori che hai commesso nel passato e con i quali tanto ti identifichi, oggi o domani non li faresti più.

Ecco perché possiamo dire che tu non sei i tuoi errori: tu sei qualcosa di diverso, di lontano dai tuoi errori e sei molto di più. Tu hai la capacità di andare oltre i tuoi errori, di superarli, di assumere decisioni diverse rispetto a quegli errori. Di prendere consapevolezza delle condizioni, delle circostanze, dei contesti. Delle tue emozioni e dei tuoi stati d’animo. Del tuo atteggiamento mentale.

Non solo, sempre nel percorso di consapevolezza che ti permette di prendere la distanza dai tuoi errori, di liberarti del senso di colpa e, soprattutto, dal senso di non valere nulla, puoi includere benissimo la capacità di distinguere quel che sei, da quel che fai e che hai fatto (i tuoi errori per esempio) e da quel che ti è accaduto.

Ora, ci sono filoni della psicologia e anche della crescita personale – coi quali peraltro, in via generale, mi trovo abbastanza d’accordo – che tendono a far rientrare tutto o la gran maggioranza di quel che accade a un individuo all’interno della responsabilità personale. Cioè, esasperando: se sei sulla spiaggia e c’è uno tsunami, il fatto che tu sia sulla spiaggia e sia investito dall’onda rientra nella tua responsabilità, magari anche “solo” per ragioni inconsce.

E’ ovvio che io non mi ritrovo in questa interpretazione estrema. Tanto che, a proposito di errori considero che sia sempre importante non perdere di vista anche l’influenza degli altri e degli accadimenti esterni (in questo senso c’è un po’ di differenza rispetto alle circostanze e ai contesti).

Detto papale papale, riguardo un tema che ruota intorno a quello degli uomini sbagliati e di cui spesso parliamo qui, cioè la manipolazione: accade talvolta che una serie di accadimenti e le loro conseguenze portino le persone a essere vittime di altre persone. Quando si è manipolate (o manipolati) si è vittime. E spesso, da vittime si compiono errori.

Ovvio che possiamo ribattere – e ci tocca farlo – che non possiamo pensare di essere vittime tutta la vita e dunque che non possiamo non sentirci coinvolti rispetto alla nostra responsabilità personale. Ma nel momento in cui ti fai tante paturnie e tanti rimuginamenti rispetto agli errori passati e al sentirti un fallimento di donna, per onestà e completezza di informazioni non puoi non considerare l’eventualità di essere stata vittima di altre persone o, anche, perché no, di un accadimento sfortunato.

Nel momento in cui fai una chiara distinzione tra quello che sei, quello che fai (o hai fatto) o quello che ti è successo, il tuo livello di consapevolezza aumenta enormemente e anche il tuo livello di autodeterminazione.

Questo ovviamente riguarda anche quelli che molte considerano errori di seduzione e di attrazione: se talvolta hai commesso errori nella seduzione, questo non significa che tu non sia capace di sedurre.

Certo, tanti sono i dettagli da tenere in considerazione e si può fare, con semplicità. Per questo, per tutte coloro che vogliono liberarsi dai pesi del passato e ritrovare la serenità personale necessaria a iniziare una relazione piena e appagante ho preparato dei percorsi specifici:

I 7 Pilastri dell’Attrazione.

è il primo passo verso la conoscenza di te e del tuo potenziale di attrazione.

Clicca qui per iniziare il tuo percorso de I 7 Pilastri dell’Attrazione adesso.

Come Sedurre un Uomo senza Stress

In questo percorso si spiegano i passi dell’attrazione “autentica”, quella attraverso la quale ti dài valore, smetti di essere bisognosa e rompiscatole e riesci davvero a realizzare una relazione appagante e duratura.

Clicca qui per iniziare il tuo percorso Come Sedurre un  Uomo senza Stress adesso.

 

Lascia un Commento!

312 Commenti

  1. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 9 anni fa (7 Maggio 2015 22:39)

    @ Helen: grande. Credo che per essere qui non sia necessario o doveroso soffrire: credo che stare qui faccia bene a prescindere, come crescita personale. Spero che tu abbia smesso di fumare. E credo che questa tua ultima storia sia la spinta per la svolta definitiva.
    Rispondi a ilariacardani Commenta l’articolo

  2. Avatar di helen

    helen 9 anni fa (7 Maggio 2015 23:19)

    Ragazze avete mai osservato bene una pianta di rosa? Sulle rose ci hanno trafficato fin dall antichità per rendere il fiore sempre più bello, etereo e romantico, quasi fragile. Ma le rose son in linea di massima piante robuste, hanno un apparato radicale tenace e profondo, sono voraci e esigenti. Inoltre praticamente tutte hanno spine per difendersi. Ecco io auguro a tutte le donne di diventare come una pianta di rosa con delle belle radici vigorose, un fusto robusto, fiori gentili e carnali e un sacco di spine per difendersi. Buonanotte a tutte. Buonanotte Ilaria.
    Rispondi a helen Commenta l’articolo

  3. Avatar di Lella

    Lella 9 anni fa (7 Maggio 2015 23:27)

    Che cosa ho imparato stasera: 1) mai fare esempi che sviino dal discorso principale se si vuole avere una colunicazione assertiva; 2) imparare a comunicare meglio perché non tutti sono nella nostra testa e capiscono .Puó essere un problema in determinati contesti. Io per esempio tra le righe ho detto che scelgo gli amici in base ai valori ma in etá adulta ognuno ha le proprie vite e quindi é bene avere una rete di contatti e frequentazioni.E qui stava il problema.Colpa mia che scrivendo troppo non ho centrato il tema portando su una falsa pista persino persone intelligenti;3) fare attenzioni quando ci si mette a nudo perché si rischia di fare tenerezza cosa che onestamente non ho mai fatto a nessuno.Al massimo sto ,per dirla alla Goldoni,sul core....cioé sulle b... . Sono tre concetti che ho ripassato volentieri!! Senza ironia ....sono seria...
    Rispondi a Lella Commenta l’articolo

  4. Avatar di romi

    romi 9 anni fa (7 Maggio 2015 23:47)

    una nota di mio pessimismo esistenziale:a me le rose muoiono tutte!:),non sbocciano e le spine gliele tolgo!un po'mi rappresentano ;) notte amiche del blog,ora crollo dal sonno!
    Rispondi a romi Commenta l’articolo

  5. Avatar di Michela2

    Michela2 9 anni fa (8 Maggio 2015 8:52)

    Lella, la parrucchiera e la suocera...!!! Io onestamente ho avuto lo stesso pensiero di Romi e di Ilaria messo insieme. Io ho il pollice nero quindi sui fiori non posso dire nulla... ;-)
    Rispondi a Michela2 Commenta l’articolo

  6. Avatar di alessia

    alessia 9 anni fa (8 Maggio 2015 9:12)

    @helen: un abbraccio. Vedrai che passera' e anche se non ti spieghi perche' sia successo. Certe volte non c'e' un perche'. Siamo umani, e come tali per natura abbiamo necessita' di vivere in branco e di avere contatti umani. Non credo sia stata debolezza da parte tua, solo molta umanita'. Non la perdere per dolore, per non soffrire piu', anche perche' poi si soffre comunque. @Romi e Michela2: le rose sono semplici da curare, basta fare attenzione ai parassiti (che elimini facilmente con uno spray) e tagliare i rami secchi fino alla base della pianta cosi che si rigeneri. Se riesce a me crescerle a londra, riesce a tutte! ;) @Helen: ottima metafora, te la prendo in prestito se non ti spiace. @Lella: io credo che il conformismo ci sia anche nelle metropoli sai. Ritengo sia una caratteristica dell'individuo che va oltre alla grandezza del luogo di residenza. certo, i fattori ambientali vi contribuiscono, ma perche' si vuole, si fatica a lasciare andare certi schemi. Siamo noi che ci facciamo intortare dalla parrucchiera, le "amiche" presunte o vere, un uomo, il dentista, sul lavoro, a scuola... vogliamo essere accettate per come si e', ma quanta fatica fa accettare il prossimo (e mi ci metto in mezzo anche io) perche' e' nella nostra natura umana, nella natura dei mammiferi, di sopraffare l'altro, chi ci sembra piu' debole. Si riesce ad essere sia vittime che carcerieri a seconda della situazione... Io pure giudico - come molti se non tutti - in base al mio metro di giudizio, alla mia scala valori; ma confesso mi infastidisce quando lo fanno gli altri con me, o meglio, quando sento critiche che trovo immotivate da parte di persone a cui tengo. Bisogna imparare ad accettare che tutti ci feriranno in un modo o l'altro e che non tutti vogliono dialogare e risolvere - mica e' facile. Di recente ho battibeccato con un'amica che e' in italia via facebook per la questione black bloc, perche' nel dialogare lei si e' spazientita e mi ha detto che controbattevo e detto di rilassarmi. Ero rilassata, le ho scritto in privato per chiedere spiegazioni e mi ha detto lasciamo corre - per me e' ovvio che c'e' qualcosa sotto, ma se non vule parlarne mica la posso obbligare.. ieri pero' un'altr amica mi ha fatto giustamente notare che io me la prendo troppo, anche se magari ho ragione, devo essere piu' leggera e lasciar correre: ha ragione. Se lo fossi non mi perderi in quisquiglie, e forse se tu lo fossi non daresti peso alla parrucchiera :)
    Rispondi a alessia Commenta l’articolo

  7. Avatar di _Alessandra_

    _Alessandra_ 9 anni fa (8 Maggio 2015 16:10)

    Stavo leggendo un post di Ilaria sul dimenticare un ex e i relativi commenti quando ad un certo punto mi viene un dubbio enorme: 10 anni fa mi sono innamorata di un bambinone-irresponsabile col quale c'era molta elettricità ma che non faceva mai il primo passo. Reduce da una storia precedente con uno stronzo, ho pensato bene di non farlo io il primo passo e ho accettato la corte di un altro ragazzo serio-buono-sincero-coraggioso ma anche un po' introverso-insicuro-timido che è diventato il mio attuale compagno e padre di nostra figlia (4 anni). Nel frattempo però ho iniziato a frequentare il bambinone di cui sopra (mi illudevo che quel primo passo lì lo potevo fare, se era per conoscerlo meglio, capire se si poteva essere amici) e dopo qualche anno ero in crisi con l'uno (il mio compagno col quale mi annoiavo) e con l'altro (che flirtava ma non si decideva mai). E io, genio, cos'ho fatto? Un figlio, col primo. E dopo un anno, quando mia figlia ha iniziato il suo calvario ospedaliero, ho iniziato una relazione clandestina con l'altro. Dopo un paio di anni il mio compagno scopre la tresca. Decidiamo di restare insieme per la bambina. Continuo la relazione con l'altro per un anno e poi la chiudo, capendo finalmente che non mi ha mai amata in modo autentico e che era ormai dannoso continuare ad aspettare che lo facesse (come si può aspettare una cosa del genere??!!!). E' un mese che l'ho lasciato e che non lo sento (lui neanche mi cerca più) e invece di stare meglio mi sento peggio, o forse è un peggio/meglio diverso. Ora quindi convivo pacificamente con il padre di mia figlia, ma non abbiamo rapporti da tre anni. E il dubbio enorme che mi è venuto è questo: Ma non è che io, per crescere e diventare quella donna-donna che forse chissà troverà una sua felicità e magari chissà anche un uomo-uomo col quale condividere il tutto, devo avere le palle di lasciare il mio compagno? Lui vuole assolutamente fare il padre e quindi si tratterebbe di imparare a gestire nostra figlia in modo nuovo, ma comunque sia da soli, ognuno a casa propria. E io questo non l'ho mai preso in considerazione perché dopo che è stata male all'età di un anno e poi ancora a due anni, io ho avuto un crollo psicologico pesantissimo, non riuscivo nemmeno a restare da sola con lei in casa, avevo attacchi di ansia/panico a ripetizione e per molti mesi per potermi occupare di lei è stata necessaria la presenza di qualcuno di fidato (compagno, suocera, amica, amante). Quindi non ho mai pensato neanche lontanamente di farcela da sola. Ho provato ansiolitici e antidepressivi ma mi davano problemi di pressione e ho dovuto interrompere, la psichiatra mi ha consigliato psicoterapia che ho fatto presso un consultorio per due anni però ora finirà e non si può continuare al consultorio. Mia figlia deve già lottare su molti fronti, su quello della salute ma anche su quello psicologico perché non ha avuto una vita normale e una mamma normale (!!), è molto legata alla famiglia e si affeziona molto facilmente (sono riuscita a far sparire l'amante in modo soft così che lei non ha risentito della sua mancanza, ora non ne parla più e non chiede più di lui). Da un lato credo che se fossi madre single dovrei per forza di cose tirarmi fuori la paglia dal c***o come si suol dire ma dall'altra temo che sia irrealistico: mia figlia ha quasi 5 anni ma frequenta la materna solo al mattino perché ha problemi di alimentazione e deve prendere una terapia dopo pranzo. Dovrei trovare un part-time al mattino (che cerco ma non trovo) e fare comunque affidamento su qualcuno nel caso si ammali (cosa che capita spesso) e tenere conto che mi potrei dover assentare per molte settimane quando fa i controlli periodici (sfido chiunque a trovare un datore di lavoro disposto a darmi un lavoro in queste condizioni). Allora abbiamo pensato che stavamo insieme io e il suo papà, perché così lui lavora e io mi occupo di lei. Ma non so, credo che questo stare insieme se da un lato è la cosa più pratica e realistica da fare, non faccia bene a nessuno. Ciò che vorrei è tornare indietro e non rifare gli stessi errori, ma questo è ancora più irrealistico. Forse devo aspettare ancora un po', che la bambina cresca un po', però poi dovrà fare un intervento grosso...sarà ancora peggio prendere questa decisione. Sono molto molto molto spaventata e persa. Il bambinone è stato a tratti un diversivo a tutta questa situazione, a tratti un problema in più (perché non l'ho saputo gestire). Vorrei diventare una donna forte, una donna fantastica, una di quelle che non ispirano pietà ma ammirazione. Ma mi sento ancora così incapace di esserlo. Cosa farebbe quella donna in questa situazione? Probabilmente troverebbe un lavoro (mitica!) e si separerebbe dal compagno (che poi forse è l'uomo giusto solo che io non lo so vedere???...aiuto che confusione, che ingarbugliamento!) e saprebbe essere una mamma e una donna che illumina questo tetro mondo con la sua luce interiore. Ecco, mi viene l'ansia da prestazione. Comincio a ordinare l'outfit di Wonder Woman su internet. Scusate il pippone.
    Rispondi a _Alessandra_ Commenta l’articolo

  8. Avatar di Lella

    Lella 9 anni fa (8 Maggio 2015 17:51)

    Alessandra @ non mi permetto di darti consigli perché una figlia ammalata é un problema serio che non conosco e non ho neanche bimbi senza problemi.Solo due cose.La prima é che sarebbe facile criticarti o negarti comprensione per via della tua condotta pregressa ma dalle tue parole trasuda dolore e quindi ti auguro di ritrovarti presto nel tuo equilibrio.Credo che se non diamo e riceviamo comprensione su un blog figuriamoci lá fuori.... Due. Magari é una cosa che hai giá fatto ma io dico ugualmente.Hai provato ad eliminare mentalmente il tuo compagno dall'equazione della tua vita? Ti mancherebbe solo per il supporto pratico o ci sono sentimenti che covano sotto la cenere? Se avesse un'altra donna pur continuando ad aiutarti con tua figlia a te andrebbe bene o soffriresti? Non é possibile che tu a causa della storia con l'altro non abbia fatto nulla per superare la fase noia che é insita in ogni situazione stabile se non facciamo un lavoro di mantenimento? Solo tu puoi saperlo. ...Tre anni senza rapporti sono tanti ma tra le operazioni e la scoperta del tradimento magari il tempo é volato e ha creato una distanza difficile da colmare.Sai che lui aiuterá comunque vostra figlia quindi cerca di leggerti dentro...un abbraccio
    Rispondi a Lella Commenta l’articolo

  9. Avatar di helen

    helen 9 anni fa (8 Maggio 2015 18:48)

    Alessia ricambio l abbraccio. Io credo che l espressione via web presenti dei tranelli. Mi son fatta questa opinione dopo anni di forum. La conversazione presenta delle criticità legate alla mancanza della espressione fisica (tono della voce in primis) e spesso degenerano ingiustificatamente in risse andando anche oltre le intenzioni. Anche se metti tutte le faccine possibili. Ho conosciuto delle persone che via web sembravano dei black block e di persona erano miti e quasi indifese. Affermazioni decise sembrano perentorie e aggressive. Consiglio di alternare con telefonate o incontri. Sembriamo tutti un po diversi nei blog e nelle chat. Bisogna limare molto e soppesare le parole (cosa che non ti viene facile quando sei presa dalla foga). Il misunderstanding è dietro l angolo.
    Rispondi a helen Commenta l’articolo

  10. Avatar di helen

    helen 9 anni fa (8 Maggio 2015 19:20)

    Alessandra forse non va bene nessuno dei due I problemi pratici risolvili con calma. Parla chiaro a tutti. Se critichiamo gli uomini perché sono sfuggenti poi non possiamo comportarci allo stesso modo Districare una matassa ingarbugliata costa tempo, soprattutto se la più ingarbugliata sei tu. Curati perché la stanchezza fisica gioca brutti scherzi. Ti sembra di avere ancora più problemi di quelli che hai. Ho visto persone dare i numeri perché avevano un ritmo sonno veglia alterato o mangiavano malissimo. Non saresti di supporto a nessuno, tanto meno a tua figlia. Sei la colonna portante di una famiglia,è tuo dovere prenderti cura di te per te e per loro.
    Rispondi a helen Commenta l’articolo

  11. Avatar di _Alessandra_

    _Alessandra_ 9 anni fa (8 Maggio 2015 19:36)

    @Lella: grazie di avermi dato il tuo parere e dei tuoi commenti. Mi rendo conto che tradire il proprio partner non sia una cosa di cui andare fieri, ma visto il tema dell'articolo (errori) mi sono sentita di poterne parlare. Prima che ciò accadesse sono trascorsi sei anni col mio compagno, sei anni in cui io ero sempre più insoddisfatta di me stessa e del suo essere essenzialmente poco intraprendente riguardo a sé stesso e alla qualità del nostro rapporto. Ecco, ho sbagliato. Avrei dovuto dirmi "Sarà anche un tesoro ma non sono soddisfatta, e a dire la verità non sono soddisfatta neanche della mia di vita. A ben pensarci dovrei prendermi del tempo per me stessa e ripartire da lì". Invece avevo 35 anni e mi sono fatta prendere dall'ansia di non aver combinato niente di valido nella mia vita fino a quel momento, mi sono fatta condizionare da quelle innocenti domandine subdole della mamma/suocera/amica/vari "Ma allora quand'è che fate un figlio?" e mi sono illusa che diventare madre avrebbe dato un senso a quella che ritenevo un'esistenza vuota e insignificante. E mi sono detta che visto che il mondo pullula di uomini da strapazzo, il mio compagno aveva sì dei difetti ma anche dei notevoli pregi rispetto a certe canaglie che avevo conosciuto. Ho fatto una scelta razionale, forse fin troppo. E abbiamo cercato di avere un figlio. Ci sono voluti due anni e mezzo. E ad ogni tentativo fallito io mi sentivo sempre più inadeguata e fallita e perdevo sempre più lucidità, incaponendomi sul volere un figlio a tutti i costi senza chiedermi se lo volevo realmente o quali fossero realmente i miei bisogni in quel momento. Una kamikaze. Quando poi son successi i problemi di salute della nostra piccola ho ringraziato la vita per avermi messo a fianco un uomo così, perché senza di lui forse non sarei nemmeno qui. Anche questa prova non ha contribuito a ravvivare la fiamma, visto che ci siamo ritrovati catapultati in situazioni e in sensazioni davvero difficili e estreme anche se probabilmente, col senno di poi, non c'era proprio niente da ravvivare. Quando ho iniziato la relazione con l'altro, ho subito interrotto i già rari rapporti con lui, e son passati così altri due anni, finché lo ha scoperto e via così fino ad oggi. Quindi sì, ci ho provato, ma inutilmente dato che la cosa giusta da fare era lasciarlo molto tempo prima e coltivare me stessa. Ora non posso tornare indietro ma posso andare avanti meglio di quanto abbia fatto finora. E mi pongo questa domanda che ho scritto prima. @helen: non capisco bene su quali basi mi parli di curarmi e di dormire di più visto che non accenno alla stanchezza nel mio post. E' ad ogni modo un consiglio valido per chiunque. Inoltre ci pensa proprio mia figlia a farmi dormire male visto che si sveglia 4/5 volte a notte e che la maggior parte delle volte vado a dormire nel lettino con lei ;) E non capisco neanche la tua risposta "nessuno dei due" visto che il mio problema non è chi dei due scegliere (uno l'ho mollato e con l'altro ho un rapporto che ha più del team che della coppia) ma se in questa mia situazione sia saggio rendermi indipendente e autonoma.
    Rispondi a _Alessandra_ Commenta l’articolo

  12. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 9 anni fa (8 Maggio 2015 20:00)

    @ _Alessandra_ il tuo primo commento è denso di informazioni, e contraddizioni anche. La prima impressione è che tu sia tremendamente sola e che non abbia tanto bisogno di terapia, quanto di sostegno, vicinanza e aiuto. E questo la dice lunga sia sulla vicinanza reale che ti hanno dato(ti danno) i tuoi partner e sia chi ti sta intorno. Per quanto riguarda i tuoi partner o ex credo non solo siano incapaci entrambi di qualsiasi tipo di vicinanza e di intimità, ma credo anche che ti prosciughino o ti abbiano prosciugata. Sei la seconda lettrice in poche ore (l'altra ha commentato in un altro articolo) che scrive di un compagno con cui non ha una vita sessuale e si chiede se per caso, chissà, magari dovrebbe lasciarlo. Mah... Come si fa a definire partner una persona con cui non si condivide la sessualità? Come si fanno a definire coppia due persone che non condividono l'intimità? In queste situazioni suona per lo meno bizzarro che ci si chieda perché non si sta bene come individui. Come si potrebbe? Poi dici che tua figlia non ha avuto una madre normale. Che cosa significa? Che cosa vuol dire "madre normale"? Tu lo sai? A me piacerebbe saperlo, queste definizioni mi hanno sempre appassionato, imparerei qualcosa anch'io. Ho l'impressione che tutti i bambini siano legati alla famiglia (e a che cosa se no, piccolini loro?) e che tutti si affezionino facilmente, anche quelli "normali" e con "madri normali". Credo che come si affezionano facilmente, facilmente si disaffezionano anche, come pare sia successo con tua figlia riguardo al tuo "amante". E, concedimelo: tranquilla, non per tutti i bimbi è necessaria la presenza della figura dell'"amante" della madre (o del padre, se del caso) per crescere sani e felici. Poi, appunto, dici che tua figlia non chiede più del tuo amante. Quindi significa che chiedeva di lui e che probabilmente lo conosceva e piuttosto benino. Il che sorprende abbastanza. Cioè: ti sei presa il rischio di far conoscere il tuo "amante" a tua figlia e quindi quello che lei potesse parlarne in famiglia? Mi sembra davvero una situazione bizzarra. Poi parli di poter diventare una madre single. Single, nell'eventualità sì (mi pare che si tratterebbe solo di apparenza e di esteriorità dato che sei tanto, ma tanto single già adesso), madre anche, sono d'accordo, ma a quanto pare questo tuo simpatico maritino sarebbe sempre presente, temo fin troppo. Quanto a tirarsi la paglia fuori dal cubo, sono d'accordo. Ma, sai, sostanzialmente per avere una vita "normale", come dici tu, per essere sereni e soddisfatti di se stessi, bisogna sempre e comunque tirarsi la paglia fuori dal cubo. La favola che si sposa il principe azzurro o il primo bravo ragazzo carnefice della situazione e che poi non serve null'altro per vivere una vita decente, è una favola bella e buona, appunto, che qualsiasi donna a qualsiasi latitudine dovrebbe cancellare dalla propria mente e dalla mente delle prossime 7 generazioni di figlie a venire. Parli dei tuoi partner in toni e con termini per lo meno privi di amore e di rispetto: l'amante baninone diversivo (!) che hai "fatto sparire", il marito introverso-insicuro-timido... Acc.. che quadro e che modo di vedere te stessa (per cui non risparmi parole avvilenti) e gli altri. Chissà perché poi ti senti tanto insoddisfatta della tua vita... E poi la bimba, che dire... Tutto sembra (dico sembra) ruotare intorno a lei, soprattutto le tue scuse: sei sicura che la scelta di occuparti esclusivamente di lei sia una scelta che tutela lei e te? Il lavoro non è solo uno strumento per essere autonoma e indipendente (accipicchia!), ma anche per vivere esperienze alternative alla vita familiare, esplorare se stessi, imparare nuove cose e metterle in pratica, aprire la mente, conoscere e frequentarsi con gli altri. Moltiplicare le proprie possibilità di scelta. Ci sono molte tipologie di lavoro, nel nostro paese le tutele legali sono molte e gli aiuti anche e credo che molti di noi conoscano donne madri anche di figli con disabilità e problemi di salute che lavorano. Io personalmente rispetto alla mia lunga esperienza aziendale ho ben presente i casi di almeno due colleghe, una con una bimba (ai tempi) malata di cuore che doveva sostenere periodici interventi seri all'estero (con tutta la sequela di controlli etc) e di un'altra con quattro figli di cui uno gravemente disabile che non solo lavoravano a tempo pieno, ma ricoprivano posti di responsabilità. E la cui situazione economica era quella di persone che vivono del proprio lavoro. In più, permettimi un'altra provocazione, adesso non saresti nemmeno più impegnata con il tuo "amante" che presumo un po' di tempo comunque te lo assorbisse... Quanto alla perplessità che esprimi in coda al tuo commento, se sia saggio renderti autonoma e indipendente, beh, cara, è una domanda curiosa per come è formulata. L'autonomia e l'indipendenza sono la vita e la libertà. Quello che non è autonomia e indipendenza è, appunto, prigione, attesa della morte, fine di tutto. E per quello gli antidepressivi non servono. E nemmeno la terapia.
    Rispondi a ilariacardani Commenta l’articolo

  13. Avatar di alessia

    alessia 9 anni fa (8 Maggio 2015 21:06)

    @helen: si certo, infatti ci sentiamo anche telefonicamente. e come dici tu lo scritto elimina altre forme espressive che sono fondamentali nella comunicazione. Certo anche li bisogna essere in due a voler comunicare - ci siamo risentite oggi e abbiamo capito che era tutto ok. Vivo all'estero da molto tempo, l'online facilita i contatti con gli amici, dando anche un po' di quella superficialità quotidiana che per ovvi motivi di lontananza geografica non viviamo, ma io sono una grande amante di skype con le amiche a distanza :)
    Rispondi a alessia Commenta l’articolo

  14. Avatar di alessia

    alessia 9 anni fa (8 Maggio 2015 21:19)

    @alessandra: ho riletto il tuo post più volte perché bello carico di informazioni. Una delle cose che mi ha lasciato più perplessa è il dire "mitica" ad una donna che si cerca un lavoro. Perdonami la domanda intrusiva: hai mai lavorato? non ti manca? Non c'è niente di denigrante nel fare la madre a tempo pieno, per carità, ma io credo che ci siano poi situazioni in cui tocca per forza affrontare la realtà (e qui hai una bella realtà da affrontare, ma tua figlia dovrebbe darti la forza necessaria a spronarti) e rimboccarsi le maniche e cercarsi un lavoro. Mia nonna ha fatto una vita d'inferno, è rimasta orfana di madre a sei anni e, come molte donne della sua generazione (ha 88 anni) di famiglia umile e contadina non è stata mandata a scuola, ha sgobbato per il padre e i fratelli facendo l'orto, mandando avanti la casa, lavorando nella fabbrica dove ha lavorato tutta la vita - la sua unica soddisfazione oltre a mia madre mi sa, ne parla ancora con affetto nonostante lavorasse in piedi al banco (a lucidare le pelli a mano) 15 ore al giorno. Lo ha fatto anche quando ha sposato mio nonno, che non lavora da 35 anni, da quando ebbe un tumore alle corde vocali e l'unica cosa che faceva era dirle di stare zitta e aiutarla con l'orto, succhiandole i risparmi. Non ti racconto ciò per incitarti a sopportare quello che ha sopportato mia nonna, ma di prendere quello che di buono c'è in questa storia: mia nonna ha sempre lavorato, si è fatta il mazzo, era partigiana, ha perso un figlio post parto, si è fatta portare via tutto da tutti, ha odiato il padre per come l'ha trattata ma alla fine dice sempre "la dignità di donna che lavora e che si suda il pane quello almeno non me lo hanno mai tolto". Direi che puoi partire da qui. Un lavoro tra l'altro ti distoglierebbe in parte dal pensiero costante della bimba e soprattutto dai voli pindarici sul marito e sull'ex amante, magari aiutandoti a trovare chiarezza - e te stessa. Ti auguro buona fortuna E già che ci sono la frase di mia nonna me la segno anche per me, perché ne ho bisogno.
    Rispondi a alessia Commenta l’articolo

  15. Avatar di Lella

    Lella 9 anni fa (8 Maggio 2015 21:25)

    Alessandra @ secondo me sai cosa devi fare vista l'ultima risposta.....Con un supporto come quello del padre di tua figlia riuscirete ad affrontare tutto anche da separati e tu lentamente tornerai ad innamorarti di te stessa. Giá porti il problema é indice di una nuova consapevolezza.Auguro ogni bene alla tua piccola!
    Rispondi a Lella Commenta l’articolo

  16. Avatar di helen

    helen 9 anni fa (8 Maggio 2015 22:41)

    I rapporti con un figlio disabile sono molto spesso intricati. Sta male oggettivamente lui, il genitore sta male perché lui sta male (ovvio), poi ci sono stratificazioni aggiuntive, sensi di colpa larvati(alcune si sentono responsabili perché le madri si sa son responsabili di tutto, di qualsiasi cosa accada nell universo, ), che generano altri problemi di rapporto e accudimenti che sono disfunzionali che generano altri problemi . Difficilissimo a volte parlarci perché la risposta è quasi sempre tu non puoi capire. È vero son convinta che chi non ha un figlio disabile probabilmente non può capire del tutto. Però vede dal di fuori e nota che la fragilità del bambino fa emergere la fragilità dell adulto che vuole a sua volta accudimento. Ho visto bambini malati che fanno da genitori ai loro genitori impazziti dal dolore. Adulti che si fanno rassicurare da loro e pensano di sostenerli. Bambini che tutto sommato sopportano e incassano come piccoli guerrieri e genitori che proiettano bisogni loro che il bambino non manifesta e non chiede. Alla fine non si sa più chi sostiene chi. I bambini spesso hanno risorse inimmaginabili, hanno una limpidezza, una forza, un coraggio ,una capacità di adattamento che noi non sospettiamo. Vorrei capire alessandra perché dormi nel lettino con tua figlia. Devi intervenire prontamente per somministrare qualche terapia d urgenza? Se la risposta è no, la domanda è se ti sei mai chiesta se così trasmetti la tua ansia a lei anziché lasciare che si smaltisca la sua. Non so se riesco a farmi capire, è un discorso complicato. Di solito i bambini tenuti nel proprio letto sono un piacere e un conforto innanzitutto per il genitore che dice che lo fa per il bene del bambino. Qua la situazione è un po più complicata ma il gioco delle proiezioni è in agguato.
    Rispondi a helen Commenta l’articolo

  17. Avatar di Lella

    Lella 9 anni fa (8 Maggio 2015 23:32)

    Alessia@ in passato molte persone avevano una forza incredibile che ora manca.Anche ora però ci sono persone che affrontano l'inaffrontabile con capacitá di sacrificio e una serenitá di fondo.Una cliente ha il marito che per una malatti,pur essendo intatto nelle sue capacitá mentali,non puó piú fare nulla...neppure parlare,neppure stare seduto dritto senza un sostegno.Ed ha poco piú di 40 anni.Lei lavora e si occupa di lui...Forse dovremmo pensarci un po' di piú ai problemi veramente seri.Bello questo blog dove si parla di tutto.Dai problemi grandi,alle futilitá che peró fanno parte del quotidiano fino alle malattie dell'anima. Spesso manca nei gruppi e dunque spiacerebbe lasciarlo ma se ora ogni cosa che scrivo verrá giudicata male solo perché sono Lella e ho un matrimonio in cui non credete (sono impressioni vostre e comunque non sono solo questo)ed un rapporto conflittuale con certe categorie di persone forse meglio lasciar perdere.Non serve a me,non serve a voi e soprattutto crea zizzania in una situazione dove alcuni cercano conforto o consiglio ed altri un riscontro. Mi puaceva ma faró in base alle vostre risposte. Con Ilaria non riesco a pormi come fosse un guru (non riesco proprio a prendere le cose in modo acritico e anche sul lavoro con il mio capo diretto il rapporto é sempre stato di confronto.Magari lo contraddico perché ho sviscerato meglio un problema,avendo lui meno tempo, e posso anche aver ragione) ma ne riconosco l'intelligenza e la capacitá. I consigli vengono sempre rielaborati,ma se sono fastidiosa a casa d'altri educazione mi impone di levare le tende.Cosí mi hanno insegnato...Notte!
    Rispondi a Lella Commenta l’articolo

  18. Avatar di alessia

    alessia 9 anni fa (8 Maggio 2015 23:59)

    ciao @lella.. non ho capito, dove hai letto questo astio nei tuoi confronti? non credo nessuno qua ce l'abbia con te, sulla base di cosa poi? di un commento su un blog? dai... mi rifiuto di credere che sia cosi. che poi se ti leggi le risposte ai miei di "problemi" anche io le ho avute dure, che magari ti lasciano l'amaro in bocca li per li, ma poi ci ripenso e dico "beh, però non hanno tutti i torti". Credo i commenti alla tua situazione siano stati lo specchio di come tu l'hai descritta - poi se in un momento di sconforto l'hai descritta peggio di come è noi non possiamo saperlo e se non è cosi male beh, meglio per te ;) Hai ragione che i problemi veramente seri sono altri, ognuno però vede i propri come un gradino sopra quelli altrui, è nella natura umana. Il blog credo abbia anche questa funzione. Non credo tu non sia benvenuta ne' da chi scrive ne' da Ilaria onestamente, però se posso permettermi, e lo dico con tutto il rispetto che nutro per chiunque qui dentro, mi sembra che sei un po' troppo suscettibile alle critiche o opinioni discordanti dalle tua. Che te ne importa se qualcuno qui crede che la tua situazione fa schifo, se tu adesso sai che non è così? la vivi tu, mica io o nessun altro - se ci stai bene te è tutto quello che conta... Sul sacrificio pure ti do' ragione, ma fino ad un certo punto: mia nonna, anzi le mie nonne, si sono fatte un mazzo quadro per i loro mariti padri e fratelli, ma non sono state in grado di crescere e mostrare amore sano ai figli: mia madre odia suo padre e non vede l'ora che muoia, ha pena di mia nonna, si lamenta di quello che ha fatto con il padre ma con mio papà ha fatto uguale, incapace di essere madre con me (io siccome sono donna dovevo essere la sua migliore amica, portatrice della colpa di aver detto a 9 anni che avevo sentito dalla vicina che papà la tradiva) anzi con la colpa di non volerlo essere, e mamma ultra chioccia con mio fratello, che è un uomo anche buono ma burbero manesco scontroso, mammome e bambinone, che a 30 anni fa come vuole perché mia madre lo difende sempre a prescindere nonostante non tratti bene nemmeno lei, che si permette di dirmi che io quando torno in italia devo andare in albergo e non a casa mia, perché me ne sono andata 12 anni fa. E bada che io ho 32 anni, non 50. Il sacrificio si, fino ad un certo punto però. Il sacrificio va bene finché non ti annulla e distrugge. Certe volte, come nel mio caso, lo capisci tardi per una serie di motivi, poi però pensi e dici "ok, i passi si fanno in due" - se devo ballare per due ballo da sola. Non posso dirti resta - decidi te, se pensi di trarne beneficio o meno. Però pensaci e riflettici, domandati perché i sei sentita attaccata. Buonanotte anche a te
    Rispondi a alessia Commenta l’articolo

  19. Avatar di _Alessandra_

    _Alessandra_ 9 anni fa (9 Maggio 2015 0:59)

    @Ilaria: Hai ragione quando chiedi come si fa a definire partner una persona con la quale non si ha intimità. Infatti ho parlato di “team” perché mancando la sessualità non possiamo più considerarci come una coppia. Tuttavia abbiamo vissuto come coppia per sei anni e più. Non è che dal giorno all'indomani la sessualità è cessata. E' cessata del tutto quando è iniziata con un altro e da quel momento la “coppia” si è spostata fuori casa mentre in casa è rimasta la “coppia genitoriale”. Per quanto riguarda il concetto di madre “normale”, esprimevo in modo un po' sarcastico un disagio di fondo che ho sempre provato nel diventare madre: una madre normale per me è una donna che desidera e ama fare la madre, che prova cioè gioia e felicità nell'essere e fare la madre. Non è il mio caso. Non so se per via di tutti i problemi di salute di mia figlia o se sarebbe stato lo stesso se non ci fossero stati. Non è un pensiero facile col quale convivere perché che mi piaccia o meno, da un lato amo mia figlia e voglio darle tutto l'amore che posso, dall'altro mi rendo conto di non provare appunto quelle gioie e quella felicità nell'essere madre. Discorso rapporto amante/figlia: mia figlia ha conosciuto il mio ex amante prima che fossimo amanti. Ci siamo frequentati per un anno circa “in amicizia” e lo ha incontrato in poche occasioni (lei aveva fra uno e due anni circa e non parlava ancora o in modo poco comprensibile). Poco dopo che è iniziata la relazione - che io comunque speravo si sarebbe evoluta in qualcosa di solido e duraturo ...lo so altro errore ...- ho intuito che era meglio evitare per vari motivi. A me questo ragazzo piaceva già anni prima, è vero, ma all'inizio della nostra frequentazione ero sinceramente convinta di poter sublimare la mia attrazione per lui in una bella amicizia e di poter essere felice col mio compagno. Lavoro: (e qui colgo l'occasione per rispondere a una domanda di @alessia) sì ho sempre lavorato, magari non come tua nonna ;) ma da quando ho 16 anni ho sempre fatto lavori e lavoretti. Non lavoro da un anno circa, fino ad allora ero libera professionista nell'ambito dell'editoria e prima ancora ho svolto molti altri lavori da precaria. Ho sempre svolto dei lavori per essere appunto indipendente ma non è che fossi molto felice o gratificata da ciò che facevo. Ora come ora sto anche interrogandomi su questo: sul non solo trovare un lavoro, ma un lavoro da svolgere con entusiasmo. Ho lavorato anche quando mia figlia era ricoverata (il mio lavoro aveva il grande vantaggio che mi bastava un portatile e una connessione a internet). Mia figlia non è mai stata una scusa per non lavorare. Non lo è nemmeno adesso. Il punto è che di fatto il padre di mia figlia ha un contratto indeterminato, io sono rimasta senza lavoro per motivi di cambio gestione e per un anno intero lei ha avuto bisogno di monitoraggio e cure costanti nell'arco della giornata. Finché si trattava solo di badare a me stessa il precariato era un'incertezza che pesava solo su di me, ora non è più così semplice e pensare di vivere da sola con mia figlia con un lavoro precario mi preoccupa un po'... Ad ogni modo mi informerò riguardo alle tutele, gli aiuti e sopratutto continuerò a cercare un lavoro che mi permetta l'elasticità di stare, al bisogno, con lei. Forse Ilaria, le donne a cui ti riferisci, e che sono indubbiamente degli esempi a cui ispirarsi, sono arrivate alla maternità in un momento in cui la loro carriera dava loro alcune certezze (parli di posizioni di responsabilità e tempo pieno: forse erano meno precarie, con più tutele, più riconoscimento della loro “insostituibilità” e magari uno stipendio più alto della media?). Io che parto dal basso, che non ho saputo costruirmi una solida esperienza professionale, mi ritrovo nel guazzabuglio del precariato e sto cercando di capire in quale direzione abbia più senso andare (inventarmi un lavoro? Fare formazione? ecc.). Ci sto comunque lavorando, mando curriculum, mi sono iscritta al centro per l'impiego e a settembre ho un colloquio per la dote unica lavoro. Che poi la mia situazione psichica e non, mi impedisca di fare passi da gigante, può benissimo essere. Sto cercando di riprendere in mano la mia vita, non di compiacere qualcuno, per una volta!
    Rispondi a _Alessandra_ Commenta l’articolo

  20. Avatar di _Alessandra_

    _Alessandra_ 9 anni fa (9 Maggio 2015 0:59)

    Rispondo @helen riguardo alla questione del dormire nel lettino: non capita tutte le sere, per fortuna! Ho visto numerose puntate di quel programma con le tate per sapere che è nefasto dormire insieme ai propri figli, oltre che a notarlo di persona (mi sveglio ad ogni movimento o rumore e il lettino non è concepito per sorreggere il peso di un adulto). Vorrei tanto poter avere una qualità di sonno migliore, e vorrei la avesse anche mia figlia. Non so perché si sveglia così spesso la notte. Fa molti incubi, questo sì. A volte vado a dormire nel suo letto perché appena la tranquillizzo e me ne ritorno a letto, faccio appena in tempo a riprendere sonno che lei si risveglia. Dopo un po' di volte che ti svegli/riaddormenti così, il sonno ti passa proprio. Aggiungici che sì, ho dei traumi legati a eventi accaduti proprio la notte. Ogni genitore con un figlio malato, vive un calvario tutto personale e spesso si sente incompreso, in colpa, inadeguato e stressato. Però ognuno reagisce a modo suo, c'è chi maschera bene e chi ha una forza interiore straordinaria. Ogni caso è a sé secondo me ed è difficile giudicare così come anche non giudicare. Vi sono grata per i vostri commenti, provocazioni, domande e per il vostro interessamento. Ora mi prenderò del tempo per riflettere su quanto mi avete scritto e nel frattempo continuo a definire i miei obiettivi e a studiare il modo migliore per raggiungerli (magari iniziando da un corso sulla scrittura sintetica! :D )
    Rispondi a _Alessandra_ Commenta l’articolo