Sei infelice nella tua relazione? Come fai a capirlo davvero?

infeliceHo appena ricevuto questa mail da una lettrice. Chiamiamola Elena. L’oggetto della mail di Elena è: “Sono infelice nella mia relazione? Come faccio a capirlo?” E poi mi scrive: “Ciao Ilaria, sono felice? Non sono felice? Chissà! Quando in una relazione non si è felici? In quella che vivo adesso (è da 4 anni che sono seriamente impegnata) non so più se sono felice. So a che cosa è da imputare questo malessere, a delle mancate risposte (in termini di attenzioni), che mi hanno fatto arrabbiare e tuttora sono rimasta sospesa, come in un limbo, mentre lui da un anno a questa parte si vorrebbe sposare. E’ normale tutto ciò? Come faccio ad uscire dall’inghippo? Sono infelice? Fatto sta che non riesco a prendere una decisione; sposarmi o rinviare ancora? Il fatto che io abbia già rinviato ha solo una chiave di lettura? Quale? Cosa dovrei chiedermi per sboccare la situazione? Ti abbraccio calorosamente. Grazie d’esistere.”

"Amare non significa trovare la perfezione, ma perdonare terribili difetti. Rosamunde Pilcher"

Intanto ringrazio io le tante lettrici che mi salutano nello stesso modo: “grazie di esistere”. Ovviamente sono lusingata da tanto entusiasmo, che suona anche un po’ ironico e divertente (questo mi piace). Credo che voi usiate questa espressione –  “grazie di esistere” – perché in quello che scrivo e dico qui sul blog, attraverso i miei percorsi per te e attraverso il coaching individuale, voi trovate “risonanza” e comprensione a quello che sentite e che provate e, lo so, questa risonanza e questa comprensione non sono molto facili da rintracciare altrove. Ma solo perché non vi è una reale preparazione ed “educazione” in tal senso, nel nostrio mondo. Il fatto è che molti dei problemi di coppia o dei problemi sentimentali delle lettrici di questo blog sono molto diffusi, hanno valide ragioni ed è giusto che trovino attenzione e comprensione. Siccome le lettrici qui trovano “comprensione” a quel che provano arrivano a farmi ringraziamenti  “cosmici” e “comici” come “grazie di esistere”.

Essere infelice: un’importante consapevolezza

Quello che sto dicendo è che non ci deve essere vergogna per la propria sofferenza, per i propri dubbi, per le proprie incertezze.  Perché sofferenza dubbi e incertezze fanno parte della vita e dell’essere persone umane e non ci si può vergognare dell’essere vivi e di essere umani. Certo, l’autoprotezione e la riservatezza sono utili. La vergogna non è utile e nasce da premesse che non sono utili, ma sono controproducenti.

Perché ho fatto questa premessa? Perché ho trovato il messaggio di Elena estremamente garbato, quasi sommesso e addirittura timoroso. Qual è la mia interpretazione di questo atteggiamento? E’ che la paura di Elena non sia tanto quella di essere infelice (questo pare essere secondario per lei), quanto quella di dire e ammettere di essere infelice. Come se il fatto di essere in coppia e di avere un fidanzato che ti vuole sposare sia una di quelle condizioni che non si discutono e che, nel caso remoto si dovessero mettere in discussione, creano ansia e, soprattutto, confusione. “Ma come? Sono fidanzata con un uomo che mi vuole sposare e mi sento infelice?”. Questo è il dissidio che nasce tra ciò che si prova (la sensazione di infelicità, che nasce a livello profondo e che viene a galla malgrado i potenti filtri collocati a bloccarla) e ciò che si vuole credere o si è stati convinti a credere, il “senso comune”, che insegna e impone che davanti alla prospettiva di un matrimonio (con un uomo con il quale si è “seriamente impegnate da 4 anni”) non ci si possa proprio permettere di essere infelici.

"Il più bel momento dell’amore è quando ci si illude che duri per sempre; il più brutto, quando ci si accorge che dura da troppo. R.Gervaso"

Sentirsi infelice: una risorsa, non una vergogna

Eppure quella sensazione di essere infelice – come Elena intuisce perfettamente – è un segnale importante, che non va ignorato e, anzi, va preso in considerazione con molto scrupolo. Ed è ovviamente un segnale importante anche il fatto che Elena, indecisa, abbia rinviato il proprio matrimonio. Ma su questo era facile scommettere, non è che non l’avevamo capito.

Quindi, regola numero 1: le tue sensazioni sono importanti, vanno ascoltate. Anche se vanno “contro” il pensiero comune. Lo sai per esempio che io non amo particolarmente i dolci? Cioè, se per assurdo, i dolci scomparissero dalla faccia della terra, io un po’ ci rimarrei male, ma non tanto. Se scomparissero il prosciutto di Parma, le lasagne o i gnocchi alla romana, beh, potrei disperarmi. Eppure, la stragrande maggioranza delle persone si “preoccupa” del fatto che io non vada matta per i piatti dolci in generale, si impressiona e vorrebbe “convertirmi”. Questo perché i miei gusti in tal senso sono “anticonformisti”. In sintesi ti sto dicendo: sì, puoi sentirti infelice (puoi permettertelo) anche se ti hanno regalato una Rolls Royce o se stai con un uomo che ti vuole sposare. Nessuna convenzione sociale o convinzione può decidere per il tuo essere felice o infelice. Provare sensazioni “contro” e “confusive” è una risorsa. Che va utilizzata nella direzione dell’utile per te, la tua felicità.

"Mi stavo abituando a mettere mia moglie sotto un piedistallo. Woody Allen"

Smettere di essere infelice: 3 regole per voltare pagina

Se si legge bene la mail di Elena, ci si accorge anche che lei ha capito molte più cose di sé, della propria infelicità e della propria confusione di quanto voglia ammettere: sa bene che il suo fidanzato ha accumulato una serie di disattenzioni nei suoi confronti e questo la fa sentire arrabbiata (attenzione, la rabbia è un’altra di quelle emozioni che ha un’utilità precisa, come la sensazione di essere infelice: ti fa capire che c’è qualcosa che non gira giusto in quello che stai vivendo).

Avventura o amore vero? Scopri se la relazione che stai vivendo è una storiella temporanea o è destinata a durare nel tempo...

Quindi, regola numero 2: impara a riconoscere gli uomini sbagliati e a leggere i segnali, a non guardare solo alle apparenze. Per esempio un uomo disattento, per lungo tempo e per troppe questioni, non è un uomo che “non capisce”, ma è un uomo che “non vuole capire”, che non vuole “prendersi il disturbo” di “andare verso” la propria compagna, di essere lì per lei. Ti ricordi l’articolo che ho scritto sulle lezioni di amore e di sesso di un monaco buddhista? Essere disattenti nei confronti degli altri per troppo tempo, su troppe cose non ha nulla a che fare con l’amore. Ma proprio niente-niente-niente.

"Alcuni matrimoni finiscono bene, altri durano tutta la vita. Anonimo"

Felicità è non prenderti le scimmie degli altri

Tempo fa ho dedicato un articolo al tema Non prenderti le scimmie degli altri! In quell’articolo parlavo di un fenomeno molto comune (soprattutto tra le donne): quello cioè di prendersi le grane di chi sta vicino, di farsi carico e di soffrire per problemi non propri (che diversamente non toccherebbero minimamente), ma di altri. Ebbene, vuoi la mia impressione? Ma guarda un po’, il fidanzato di Elena, quando lei ha incominciato ad avere incertezze, anche se affetto da troppe disattenzioni, olé, ha accelerato verso il matrimonio. Perché? Perché mi pare proprio che il nostro signore abbia molto bisogno di avere accanto a sé una compagna, probabilmente per motivi di facciata. E quindi non esita a usare la manipolazione. In che modo? Facendo un’offerta che – secondo il sentire comune – una donna non può rifiutare: il matrimonio.

Detto ancora più semplicemente: il matrimonio è un ottimo modo per “blindare” Elena, perché se Elena è già così incerta e confusa da fidanzata, ti immagini, con un peso sovrumano come quello del matrimonio sulle spalle, come può diventare?

Quindi, regola numero 3: non cadere nelle trappole, nelle reti tese per farti capitolare. Di nuovo: scegli di testa tua. E per scegliere di testa tua, devi ascoltare il tuo sentirti felice, il tuo sentirti infelice e le tue profonde aspirazioni. Comincia ora a prestare attenzione a te stessa, subito. Si tratta anche di esercizio e di pratica. Oltre che di concederti l’autorizzazione, il permesso, la possibilità di prestare attenzione a te stessa.

Per il resto, sono io che dico a te: “grazie di esistere”, dato che è proprio con la tua partecipazione, con le tue domande e i tuoi commenti che metti benzina alle idee e alle proposte di soluzioni che trovi qui.

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45 Commenti

  1. Avatar di simona

    simona 10 anni fa (29 Ottobre 2013 23:28)

    bellissimo post Ilaria, serviva anche a me stasera questo argomento. bisogna ascoltarsi di piu...anche il mio ragazzo vuole andare a convivere, dopo un anno e 3 mesi. Certo non mi obbliga, posso starmene anche a casa mia, e anche lui è stato disattento un po di volte, E RITARDATARIO glie lho fatto presente e ha cambiato rotta, ho forse capito che bisogna manifestare il proprio malessere al partner dicendo come mai si è arrabbiati . Insomma essere chiari ,qui c'è in gioco la nostra vita!!
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  2. Avatar di minou

    minou 10 anni fa (30 Ottobre 2013 10:42)

    Ilaria!!! Scusa, ma che posso dirti se non ribadire “grazie di esistere” !!! :-)))) Sì, hai ragione, è difficilissimo che qualcuno possa fornirci gli strumenti per comprendere davvero le nostre sensazioni. Direi che quasi non fa parte della nostra cultura, che tende ad aggregarci, valutarci ed etichettarci. Io ho da sempre avuto a che fare con tentativi di educazione e instradamento delle mie emozioni. Dettati in alcuni casi anche dall’opportunità, ravvisata da chi mi consigliava per il meglio, in base al comune sentire, che però non era il mio. Come dire, è più utile per te essere felice in certe circostanze, quindi applicati per esserlo, adeguati, piuttosto che cambiare le circostanze. A me questo giochetto, interiorizzato inconsapevolmente, ha procurato danni enormi. Ha radici profondissime e mi ha fatto perdere fiducia nelle mie possibilità, poiché ho sprecato energie ad addestrarmi e addomesticarmi (senza riuscirci mai del tutto e vivendo malissimo le mie stesse rivolte) invece che indirizzarle a cambiare ciò che mi procurava disagio. Insomma dovevo rimuovere non le cause del disagio, ma il mio provarlo… Avevo paura (potrei dire quasi la certezza) di non avere altre possibilità. Io sono di natura un gatto. Invece ho vissuto (male e in maniera goffa) al modo dei camaleonti, costringendomi e mimetizzandomi nel mondo degli altri, deciso da altri, giudicato giusto da altri.
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  3. Avatar di sabry

    sabry 10 anni fa (30 Ottobre 2013 11:31)

    x me è difficilissimo prestare attenzione a me stessa!!! come si fa??? qualche consiglio??
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  4. Avatar di Goldie

    Goldie 10 anni fa (30 Ottobre 2013 12:36)

    anche per me. con il mindfulness sto imparando ma sono sforzi notevoli. la mia natura tende ad "evadere" dai problemi, a cercare soluzioni alternative, a mascherare le sensazioni. invece bisogna accettare, osservarle, documentarle, viverle e lasciarle passare. mi hanno sempre insegnato a non essere concentrata su me stessa, i miei "doloretti" sia fisici che psicologici, a distrarmi. la distrazione è importante, ma bisogna anche ascoltarsi per evitare di ridursi allo stato in cui mi sono trovata io (e mi trovo tuttora, anche se consapevole) : una bomba a scoppio ritardato
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  5. Avatar di Paolaquellanuova

    Paolaquellanuova 10 anni fa (30 Ottobre 2013 12:40)

    Ascoltarsi, sentire le proprie emozioni in particolare. Non sono la testa, ma le emozioni, i bisogni, i desideri, i sentimenti. Propri, non quelli degli atri. E' qualcosa su cui mi sto applicando molto da quando sono in terapia. La mia forza: essermi esercitata per 40 anni ad ascoltare le emozioni degli altri... vuoi che non sia capace di ascoltare le mie? Basta volerlo, provarci e riprovarci e, se è il caso, farsi guidare in questo viaggio dentro sé stessi... Grazie, Ilaria.
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  6. Avatar di ELEONORA

    ELEONORA 10 anni fa (30 Ottobre 2013 21:46)

    è inutile:quella vocina interiore che ti martella ricordandoti che la cosa NON VA...UH,quante volte l'ho sentita! datele retta oppure abbiate la forza di parlarne col vs.lui x trovare una soluzione che vada bene ad entrambi. certi segnali vanno sempre ascoltati.
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  7. Avatar di fid

    fid 10 anni fa (3 Novembre 2013 12:28)

    grazie, serviva un articolo come questo...per comprendere che le disattenzioni di un uomo corrispondono proprio al non voler capire...e comunque a non voler andare incontro alla propria donna come tu Ilaria scrivi..mi aiuta capire questo, una consapevolezza che è sempre stata mia ma che per il senso comune o la mancata educazione sentimentale si tende a sottovalutare.
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  8. Avatar di francesca

    francesca 10 anni fa (4 Novembre 2013 12:15)

    ILA.. TE LO SCRIVO SU UN UNICO ARTICOLO MA VALE PER TUTTO ED IN GENERALE: BRAVA BRAVA BRAVA!!! Francesca
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  9. Avatar di silvia

    silvia 10 anni fa (4 Novembre 2013 13:07)

    E' proprio strano a volte...sto con un ragazzo che amo e che ho tanto atteso, lo amo e lo ho amato moltissimo, sono convinta che sia una mia anima gemella perchè le nostre personalità si incastrano perfettamente. Eppure non sono serena. C'è da tempo una vocina dentro di me che mi dice "non è lui". Sapeste che fatica dargli retta! Se per lo meno incominciassi a trovarmi male con lui, allora sarebbe più facile ascoltarla. E invece no, con lui va tutto bene e c'è una comunicazione profonda. Eppure questa voce è insistente e mi tortura. Sarà che è da più di un anno che mi "prendo le sue scimmie"? Sono stanca di occuparmi di lui -anche se sta vivendo una situazione difficile-, voglio che sia il contrario. Il fatto è che ho paura di sbagliarmi, temo che se ora non sono felice con lui è per colpa di una sitazione esterna che stiamo vivendo entrambi e che ci rende infelici. Però poi, quando si presenta l'opportunità di "uscire" da questa situazione insieme e lui, la mia vocina persiste: vai lontano, allontanati, ricomincia da capo (senza di lui). Che grande stress ragazzi! pesavo di aver trovato finalmente la persona giusta, ed invece questa voce ha iniziato a parlare presto, mandandomi piccoli e rari segnali che mano a mano sono cresciuti e intensificati. E' che ho tanta voglia di famiglia, di sposarmi e avere dei figli, ma questo istinto interiore mi fa venire l'ansia se penso ad una famiglia (concretamente parlando) con lui. Non lo sento abbastanza uomo e responsabile, è perso dietro altri suoi problemi, belli grossi. Secondo voi è giusto rinunciare ad una persona che ancora si ama e cui ci si trova davvero bene per dare ascolto a questa voce? e se fosse solo paura? però so anche che quando sono davvero convinta di una cosa, la voglio e basta, nonostante ci siano mille ostacoli..
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  10. Avatar di Attila

    Attila 10 anni fa (5 Novembre 2013 1:39)

    @ Silvia Non so, ho come l'impressione che tu, concludendo il tuo intervento, abbia voluto darti da sola la risposta... :)
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  11. Avatar di Silvia

    Silvia 10 anni fa (7 Dicembre 2013 16:14)

    Grazie Ilaria! Anch'io sento queste sensazioni ....ormai da anni e è veramente dura dargli retta !ho provato ...ma ancora non ho risolto e non sn felice!
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  12. Avatar di lea

    lea 10 anni fa (1 Maggio 2014 15:56)

    Ciao. Anch'io mi trovo nella stesss situazione di Elena, ms purtroppo io son sposata, con 2 figli di 3 e 10 anni. Che fare? La sento la vocina, ma dopo 10 anni di matrimonio posso permettermi di ascoltarla? La situazione è ancor più grave perché mio marito ha capito questo mio disagio ma confida nel fatto che io sono obbligata verso miei figli. Io per loro accetto questa situazioni da ormai 2 anni. Non vedo via di uscita, sono infelice.
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  13. Avatar di GoPao

    GoPao 9 anni fa (1 Novembre 2014 21:56)

    Cara lea, io mi trovo in una situazione simile...mi sono sposata quasi 8 anni fa mentre vivevo una condizione di infelicità e di bisogno anche e soprattutto materiale...mio marito sostiene che all'epoca io fossi una persona diversa, allegra e propositiva e che credeva che lo amassi...sentiva che c'era sintonia...ma io non ho mai provato queste cose, ricordo di essere stata confusa, spaventata, sola...continuo a dirgli che non me la conta giusta, che non è possibile che lui vedesse cose che non c'erano assolutamente in me, che mi ha confuso ulteriormente le idee coinvolgendomi in un progetto di vita che era tutto nella sua testa! Io non ero piccola d'età ma ero molto immatura, e penso che lui essendo parecchio più grande di me avrebbe dovuto capire che ero debole e bisognosa e che chiaramente se lui mi offriva un'ancora di salvataggio io mi ci afferravo! E adesso sono un'infelice, ok, ma questo non è niente a confronto della grave depressione contro cui ho dovuto lottare solo con le mie forze, e da cui sono uscita a testa alta e sentendomi finalmente grande e forte...avendo solo un diploma ho deciso di iscrivermi all'Università, sto seguendo finalmente la mia passione ma resta il fatto che non ho un lavoro e non posso decidere di andarmene...io non dico di non avergli mai voluto bene, ma la persona che ho vicino ora non suscita in me alcun interesse, non abbiamo rapporti sessuali, non mi piace e dentro di me, benché sia probabilmente sbagliato, lo ritengo responsabile di avermi fatto fare un passo che lui con la sua maturità avrebbe dovuto riconoscere essere inadeguato a me! Ilaria, ho 36 anni e mi sento presa in un pantano da cui sto lottando con tutte le mie forze per venir fuori, ma non vedo alcun appiglio...sono in terapia e spero che questo mi aiuti, premetto...ma se tu avessi uno spunto per me, sarei felice di leggerlo! Grazie di esistere anche da me, perchè mi stai dando coraggio...nei momenti più bui ti leggo e sento che c'è ancora speranza! Un abbraccio, Paola
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  14. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 9 anni fa (1 Novembre 2014 22:17)

    @GoPao, su tuo marito non mi esprimo. Io non lo giudicherei come "colpevole" della tua infelicità, ciascuno di noi ha le proprie responsabilità in quello che gli accade. E non si può pensare che gli altri siano responsabili per noi, perché sarebbe davvero molto, molto dimnutivo per noi, non credi? Poi il passato è passato: adesso in ogni caso puoi prendere le decisioni migliori per te, smepre che tu non le eviti dando spazio a motivazioni che forse potrebbero sembrare solo scuse. Penso che riguardo tuo marito e questa vostra relazione probabilmente sotto c'è altro. Ma non è una buona ragione per accettare l'inaccettabile e in ogni caso il passato si può e si deve superare. La mia esortazione è per l'indipendenza, sempre: trovarsi un lavoro qualsiasi - ma davvero qualsiasi - e andarsene e camminare con le proprie gambe e contando sulle proprie forze. Si tratti della famiglia d'origine o di un marito inadeguato. Ripeto: fare rinunce, impegnarsi in qualcosa di difficile e di impegnativo, ma iniziare una vita propria. Che prigione è quella che tu descrivi? Si tratta della tua vita che passa.Non credo si debba aspettare l'esito della terapia (sempre che dia qualche esito funzionale) o la fine dell'università...
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  15. Avatar di GoPao

    GoPao 9 anni fa (1 Novembre 2014 22:27)

    Ciao Ilaria, sono felice che tu mi abbia risposto! Sì, sicuramente c'è altro. C'è una famiglia che mi ha fatto vivere un'infanzia d'inferno per poi abbandonarmi completamente a me stessa, letteralmente. E da cui io comunque restavo dipendente, sia emotivamente che economicamente, a farmi dire che non valevo niente, che senza di loro non potevo sopravvivere, che dovevo anche ringraziare per tutta la merda che mi buttavano addosso. Sono stata sempre il loro capro espiatorio, e non parlo solo di violenza psicologica ma anche fisica. Lui ha voluto spezzare questo legame malato ma ha finito per sostituirsi a loro creandone un altro, raro caso di uomo con la sindrome della crocerossina. Io sono d'accordo con te che sarebbe l'ideale agire subito, lo sto valutando, ma che lavoro potrei trovare io ora, che ho problemi di salute e non posso fare lavori fisicamente pesanti (pulizie, commessa ecc), in particolare non posso stare in piedi a lungo...? Col mio cv inesistente, alla mia età, le possibilità sono davvero poche...mi chiedo se non sia meglio tenere duro e andare avanti finchè le mie possibilità non saranno maggiori... Hai ragione a dire che non posso imputare a lui la responsabilità di tutto questo, ho usato parole troppo dure, ma non posso neanche assumermela competamente. Per lo meno dovremmo condividerla. Purtroppo è difficile spiegare in poche righe. La definisci una prigione, è curioso, anche io l'ho definita così alla mia terapista. Il problema è che una galera è comunque un tetto sulla testa, e lungi da me fare la frignona, ma trovare qualcosa nelle mie condizioni la vedo dura davvero! Spero di sbagliarmi.
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  16. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 9 anni fa (1 Novembre 2014 22:33)

    E' che io penso che le tue possibilità si amplino quando te ne vai, non finché resti. (Inoltre, pensi davvero che una laurea faccia la differenza?)
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  17. Avatar di GoPao

    GoPao 9 anni fa (1 Novembre 2014 22:39)

    Come mai sei scettica sulla terapia, se posso? Io l'ho iniziata dopo aver smesso - ed è stata dura - di prendere antidepressivi, mi auguro davvero che mi aiuti a trovare nuove risorse ed un maggior equilibrio emotivo. La laurea: sì lo penso, magari potrei trovare un lavoro d'ufficio in cui non sarei costretta a stare in piedi, purtroppo sono stati proprio i lavori pesanti a rovinarmi la schiena :( e poi accidenti è uno dei miei sogni!
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  18. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 9 anni fa (1 Novembre 2014 22:57)

    Perché GoPao, se le tue condizioni esterne non cambiano ho dubbi che anche la migliore delle terapie possa avere efficacia. E' come con le vesciche: se non cambi le scarpe, puoi curarle quanto vuoi ma li rimangono (oltrettutto io alla storia di tuo marito con la sindrome da crocerossina non credo nemmeno un po'). La galera è un tetto sulla testa? E' questo il tuo livello di ambizione ed è questo che pensi di meritarti? Su dài.... Stare in quella prigione ti dice ogni secondo che non puoi ambire a qualcosa di meglio, come puoi in una condizione tale trovare nuove risorse e un maggiore equilibrio emotivo?
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  19. Avatar di GoPao

    GoPao 9 anni fa (1 Novembre 2014 23:00)

    Ilaria, penso che posso ambire a qualcosa di meglio, ma che non lo otterrò buttandomi con le mie mani in mezzo ad una strada, senza nessun parente, in una città che non è la mia e con la salute che non è il massimo. Potrei finire dalla padella alla brace! Mio marito...scusa se ti rispondo a spezzoni...ebbene ti assicuro, è proprio il suo carattere, ha questa fissa di aiutare tutti, ha un atteggiamento paterno che dà sui nervi e non si preoccupa di quello che è realmente giusto per una persona, ma di quello che lui pensa che sia giusto. Si comporta come un genitore ansioso, che ovviamente ha trovato terreno fertile nel mio atteggiamento infantile, e viceversa. Un bel casino! Solo che non posso restare la sua bambina per sempre...altrimenti sarebbe stato perfetto! Un mio ex (rospo) mi diceva sempre che gli ricordavo Nora in Casa di bambola...accidenti se aveva visto lontano!...
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  20. Avatar di ilariacardani

    ilariacardani 9 anni fa (1 Novembre 2014 23:06)

    Basta avere le idee chiare :)
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